Mi piace descrivere il mio modo di lavorare come approccio integrato,
perché nasce dall’unione delle mie esperienze personali e professionali.
L'orientamento principale a cui faccio riferimento è quello Cognitivo
Comportamentale.
L'approccio cognitivo-comportamentale (CBT, Cognitive Behavioral Therapy) è
scientificamente solido, ad oggi considerato uno dei modelli più efficaci per
la comprensione e trattamento dei disturbi della sfera psicologica.
Si basa sull’osservazione del comportamento nel “qui ed ora”
e nell’identificazione di cicli di pensiero dannosi e disfunzionali. L'obiettivo
principale della CBT è aiutare la persona a riconoscere e modificare schemi di
pensiero disfunzionali che portano a emozioni negative e comportamenti
problematici.
Partendo da questo approccio di base mi piace integrare e
arricchire il mio lavoro con tecniche e influenze che provengono da altri
approcci e che trovo estremamente utili, potenziando così il percorso
terapeutico.
Ne elencherò alcuni:
L’Eye Movement Desensitization and Reprocessing è una tecnica validata e riconosciuta dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per il trattamento delle memorie traumatiche. Ci si focalizza su un episodio traumatico mentre si segue il movimento delle dita del* terapeuta che si muovono a destra e sinistra (stimolazione bilaterale). Grazie ai movimenti oculari (gli stessi che abbiamo naturalmente quando sogniamo), e alla comunicazione tra emisfero destro e sinistro, questa tecnica velocizza e facilita l’elaborazione delle informazioni relative al trauma e portando ad un alleviamento dei sintomi causati da esso.
Spesso siamo molto critici e giudicanti verso noi stessi, possiamo anche provare vergogna e senso di colpa. Attraverso la Compassion Focused Therapy (o Terapia Focalizzata sulla Compassione) si costruisce un dialogo interno più compassionevole con l’obiettivo di guardare da un'altra prospettiva queste emozioni e alleggerirci del loro peso.
Sono una grande amante della mindfulness, la pratico quotidianamente e sono consapevole dei benefici che porta. Per questo mi piace portarla anche nella mia pratica clinica. La mindfulness è la capacità di stare nel momento presente, di ascoltare ed osservare quello che c’è senza venirne travolti e senza volete a tutti i costi che le cose siano diverse da come sono in realtà. La mindfulness è un metodo per fare scoperte profonde su noi stessi e sulla natura della nostra mente. Con la mindfulness vogliamo sviluppare una relazione più sana con le nostre emozioni e con i nostri pensieri.
Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento psicofisiologico utile nella gestione dello stress, delle emozioni e nelle patologie con base psicosomatica. Nella pratica clinica utilizzo anche altri tipi di rilassamento per aumentare la consapevolezza corporea e ristabilire equilibrio psicofisico.
Partendo dall’idea che dentro di noi albergano diverse parti (parte critica, parte vulnerabile ecc) questa tecnica vuole creare un dialogo tra queste parti. Il paziente può spostarsi fisicamente da una sedia all'altra per dare voce ai diversi aspetti interiori, facilitando il dialogo interno e la consapevolezza.
Uno dei principi che guidano il mio lavoro è che la persona
è al centro. Siamo molto più complessi di una “semplice” etichetta diagnostica.
Partendo proprio dalla complessità e ricchezza di ognuno di noi cerco di
costruire insieme alla persona che mi trovo davanti un percorso che si adatti
al meglio agli obiettivi che si vogliono raggiungere. E’ il percorso che si
adatta alla persona, per questo non esiste un percorso uguale ad un altro.
Una curiosità su di me: sono una persona Neurodivergente (il
termine neurodivergente si riferisce ad una differenza neurobiologica naturale:
il cervello neurodivergente funziona in maniera diversa rispetto alle persone
neurotipiche, generando modi unici di percepire, pensare e interagire con il
mondo.) e per questo alcuni tipi di tessuto mi danno estremamente fastidio,
potrei quindi presentarmi a colloquio in abbigliamento comodo come una tuta, sentiti
liber* di fare altrettanto se lo vorrai e se ne sentirai il bisogno.
A volte ci sono momenti nella vita in cui non sappiamo dare un nome al nostro malessere, semplicemente stiamo male. Un evento che agli occhi degli altri può sembrare banale può essere per noi invece estremamente doloroso. Capiamo così di aver bisogno di un aiuto esterno per iniziare a trovare strade nuove, diverse da quelle che ci hanno bloccato, portato in vicoli ciechi e bui. Questa consapevolezza è preziosissima, è l’inizio vero e proprio del percorso di cambiamento.
Ogni colloquio ha una durata di 45/50 min.
La cadenza dei colloqui viene scelta insieme alla persona in
base alla situazione.
Solitamente consiglio di iniziare con una cadenza settimanale per poter
costruire una base di conoscenza,
per poi eventualmente ridurre la frequenza
degli incontri.
La durata del percorso è altamente variabile in base alla
situazione specifica della persona e agli obiettivi che si scelgono per il
percorso psicologico.